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Le risorse emotive nella scuola

di Giorgio Blandino

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e particolare situazione lavorativa e di gruppo com’è quella scolastica. Questo fatto è tanto eclatante che spesse volte si osserva il caso di insegnanti che, come tali, ragionano in un determinato modo mentre quando si trovano a interagire con la scuola in quanto genitori sono i primi a criticare gli insegnanti dei loro figli. Si tratta dunque della difficoltà di mettere in comune due percezioni diverse frutto di interazioni diverse, e attraversate da complesse componenti emotive che le determinano e sovente le distorcono. Comunque io credo che la responsabilità prima del buon rapporto con le famiglie sia dell’insegnante, in quanto questo dovrebbe essere considerato uno dei suoi compiti principali, non un extra. Che con le famiglie esista una buona comunicazione è un auspicio e una meta a cui tendere, ma non una conditio sine qua non per il lavoro dell’insegnante il quale invece deve non solo saper lavorare anche in queste situazioni, ma addirittura operare per ovviare, nei limiti delle sue competenze, a queste carenze. Gli insegnanti non possono e non dovrebbero portare a scusante delle difficoltà che incontrano nel loro lavoro educativo gli eventuali deficit famigliari degli allievi, essendo il loro compito proprio quello di riuscire a lavorare, e lavorare bene, anche in mezzo a queste difficoltà. Ma, in definitiva, e per evitare fraintendimenti su quanto ho detto, vorrei comunque ricordare che un potente e determinante fattore di sviluppo dell’allievo e del suo apprendimento è la sensazione da parte di quest’ultimo che la scuola e la famiglia lavorino insieme per aiutarlo a studiare e a crescere. Per concludere: la gestione delle varie relazioni all’interno della scuola é, come avete scritto, vitale per un corretto sviluppo del "Sistema Paese" e la