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Le risorse emotive nella scuola

di Giorgio Blandino

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prima di tutto, alla buona qualità dei rapporti interpersonali i quali, a loro volta, sono possibili quando vi sono soggetti e gruppi emotivamente maturi, cioè capaci di essere in contatto con i propri sentimenti, capaci non solo di pensare razionalmente, ma anche di sentire. Sono individui e gruppi che si muovono nella prospettiva di lavorare insieme per individuare soluzioni di problemi e per dialogare, piuttosto che non nella prospettiva di stare insieme per difendersi o contrattaccare qualcosa o qualcuno; o per propagandare acriticamente quello che l’establishment decide che si deve pensare; o per affidarsi a qualcosa o qualcuno da cui aspettarsi soluzioni magiche per evitare lo sforzo di pensare e di ricercare insieme. In altre parole il cambiamento della scuola dipende dal numero, e dalla quantità di individui e gruppi sociali che sanno porsi in rapporto con gli altri e tra di loro con uno stato mentale adulto il quale si caratterizza per il rispetto dell’interlocutore, per la tolleranza della frustrazione e del dissenso, per la pazienza e per la tendenza a cercare la verità delle cose piuttosto che non per la manipolazione cinica del consenso. Da ciò nasce anche l'esigenza prepotente di una formazione "seria" degli insegnanti che tenga conto della fragilissima utenza a cui l'insegnante si rapporta e dei possibili "danni" che possono essere facilmente realizzati a carico di quest'ultima. Tutti coloro che aspirano a svolgere un lavoro educativo, che per definizione è molto complesso perché opera con una utenza particolare, come sono i bambini e gli adolescenti ovvero i giovani, in crescita, dovrebbero intraprendere un serio processo di formazione personale orientato allo sviluppo di capacità relazionali (come le ho chiamate in un mio saggio del 1996). Lo strumento per eccellenza é l’analisi personale. Ma poiché non si possono obbligare le persone a farla né tutti sono disponibili per i più svariati e legittimi motivi, in alternativa potrebbe essere altrettanto utile almeno un percorso formativo di base – istituzionalmente predisposto - che vada davvero in profondità e conduca, chi dovrà gestire il processo educativo, a una sviluppare riflessione personale. Anche se mi rendo ben conto che non tutti condivideranno queste posizioni, e qualcuno potrebbe rimanere perplesso o dissentire – legittimamente - da queste affermazioni così nette, ritengo che avere degli operatori formati e preparati psicoanaliticamente sarebbe la soluzione ideale: infatti lo sviluppo delle capacità relazionali non solo non prescinde, ma richiede, come conditio sine qua non, un lavoro preliminare su