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L'inquadramento nosografico dei disturbi psicosomatici

di Nicola Lalli

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Ritengo che si può affermare, senza sembrare eccessivi, che la teoria categoriale del DSM-IV è l'equivalente di una concezione modulare dell'uomo. Concezione di un uomo bionico formato da numerosi moduli che una volta ben definiti ed individuati ci indicano la strada della terapia: l'aggiustamento o (nel futuro) la sostituzione del modulo fuori uso. Ma se dal DSM-IV passiamo all'ICD-10 non sembra che la situazioni sia molto diversa. E' vero che l'ICD-10 mantiene il termine di nevrosi, ma questo termine è svuotato di ogni significato, infatti « ... è ancora conservato per uso occasionale ... » (ICD-10, 1992), come dire è un oggetto di antiquariato che però può ancora ben figurare. Per quanto riguarda lo specifico dei disturbi psicosomatici, essi sono inseriti nell'ampio capitolo denominato "Sindromi nevrotiche, legate a stress e somatoformi". Raggruppamento che si configura sulla base: «... per la loro associazione storica con il concetto di nevrosi e per la presenza di una causalità psicologica in una quota rilevante (sebbene non esattamente conosciuta) di esse ... » (ICD-10, 1992). E da cosa sono caratterizzate le sindromi somatoformi? «La principale caratteristica di queste sindromi è la comparsa di sintomi somatici, insieme a continue richieste di indagini mediche, malgrado ripetuti esiti negativi e rassicurazioni da parte dei medici che i sintomi non hanno una base fisica ... In queste sindromi vi è spesso, in qualche misura un comportamento di ricerca e attenzione (istrionico), particolarmente in pazienti che sono risentiti per il loro insuccesso a persuadere i propri medici della natura essenzialmente fisica della loro malattia e della necessità di ulteriori indagini» (ICD-10, 1992). E' ovvio che in questo "girone" siano compresi sia i disturbi di somatizzazione che l'ipocondria, mentre viene mantenuta "forse sempre per uso occasionale" una vecchia conoscenza della psichiatria, e che noi credevamo, facesse parte ormai del passato: la nevrastenia. Così il vecchio medico di famiglia può riprendere, con termini un po' più teorici, il superato concetto di esaurimento nervoso. A me sembra inutile qualsiasi ulteriore commento: ma non si può non sottolineare che l'atteggiamento ateorico, che dovrebbe servire a mantenere la purezza diagnostica non inquinandola con pregiudizi teorici, ponendo sullo stesso piano disturbi psicosomatici, isterici, ipocondriaci ed altri ancora, renda un ben misero servizio al terapeuta ed al paziente. D.2) Una possibile nosografia Se l'ICD-10 può parlare ancora della nevrastenia, mi sento autorizzato a riproporre il meno vecchio ed usurato termine di disturbo psicosomatico. Nella mia proposta di nosografia, ovviamente qui riprodotta in maniera sintetica, ho considerato i disturbi psicosomatici nell'ambito dei "Disturbi del carattere su base conflittuale". Detto questo bisogna specificare almeno tre concetti: il carattere, il conflitto, e la psiconevrosi. Credo necessario proporre alcune nozioni di base. Per ulteriori approfondimenti rimando ai capitoli n.8 e n.42 (vedi 5). La psiconevrosi è un disturbo psichico che nasce da problematiche gravi e persistenti all'interno di una relazione patologica interpersonale nei primi anni di vita. Queste problematiche, suscitando l'angoscia della perdita del Sè e dell'A.S. (Adulto Significativo), vengono interiorizzate e rimosse e diventano dei conflitti che tendono a strutturarsi in specifiche modalità caratteriali: è il carattere nevrotico. Quando questa situazione caratteriale tende a scompensarsi, per avvenimenti traumatici reali o temuti tali, emerge l'ansia che attiva ulteriori meccanismi difensivi. Si arriva così al sintomo che rappresenta una situazione di compromesso tra tendenze antitetiche.