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L'inquadramento nosografico dei disturbi psicosomatici

di Nicola Lalli

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Io continuo a ritenere quanto affermavo, già vari anni fa, che il DSM III-R nasce da due genitori: i tests mentali e la terapia psicofarmacologica. Genitori poco validi che hanno un unico perverso progenitore: l'economia, ovverosia la rapidità e l'efficienza amministrativa-burocratica (l'esaminare un numero sempre maggiore di pazienti anche senza curarli). Ma bisogna riconoscere che essi sono usati anche per altri motivi: come l'estrema variabilità delle diagnosi, la tendenza ad usare termini univoci con significati diversi, spesso la scarsa attendibilità delle diagnosi psichiatriche che rendono inutile o impossibile un eventuale confronto tra operatori che utilizzano sistemi teorici molto diversi. La scarsa attendibilità delle diagnosi psichiatriche secondo alcuni AA. (Spitzer e Fleiss) è dovuta a diverse variabili. Come quella del soggetto, reali differenze tra i pazienti, variabili occasionali, una condizione della persona in due situazioni realmente differenti, variabili dell'informazione, variabili dell'osservazione e dell'interpretazione dei sintomi. Tutto questo è vero e sicuramente era necessario introdurre criteri per una maggiore uniformità e attendibilità delle diagnosi: ma temo che gli strumenti attuali abbiano semplicemente ridotto il rischio della variabilità umana in una semplicistica uniformità, altrettanto pericolosa sia per il ricercatore che per il paziente. Si è tentato di ridurre questa semplificazione, introducendo, come ha fatto il DSM-IV, il sistema multiassiale che dovrebbe essere in grado di fornirci una serie più completa di dati e quindi una ipotese diagnostica più precisa e definita. Ma non sempre, come già accennavo precedentemente, questi dati sono facilmente correlabili tra di loro. E' evidente quindi che la vera origine del DSM-IV e dell'ICD-10 è che esse nascono dall'unica esigenza di trovare un sistema uniforme di classificazione per una impostazione orientata esclusivamente in chiave biologica e soprattutto psicofarmacologica.