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L'inquadramento nosografico dei disturbi psicosomatici
di Nicola Lalli
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Ma questo non è un problema, perché a meno che non si prendano come punto di riferimento le scienze naturali, è evidente che nelle scienze umane c'è sempre uno scarto.
Infatti una nosografia psichiatrica non potrà mai essere l'equivalente di una tavola di Mendeleev: ed è auspicabile che tale rimanga.
B) Storia della nosografia psichiatrica
Questo breve excursus non ha la pretesa di fare una storia della nosografia psichiatrica, ma solo di segnalare alcuni passaggi significativi.
Il primo tentativo di mettere ordine nella confusa sintomatologia psicopatologica, risale alla seconda metà dell'800. Autori francesi e tedeschi tentano, sull'onda dei successi della medicina, di mutuare da questa, la metodologia. Kahlbaum formula una ipotesi che postula una stretta corrispondenza tra eziologia, patologia cerebrale, sintomatologia clinica e decorso: questi parametri dovevano essere utilizzati per unificare sintomi molto diversi.
Questa operazione che non è mai riuscita, ha comunque pesato a lungo sulla Psichiatria, rimanendo per molti, come ideale a cui tendere. Successivamente E. Kraepelin, con spirito molto clinico, utilizza fondamentalmente due parametri: sintomatologia clinica e decorso. Sulla base di questi due criteri egli isola due entità "nosologiche": la demenza precoce e la psicosi maniaco-depressiva. Oltre le notevoli differenze dei quadri clinici, il dato più significativo è l'esito in demenza per la demenza precoce, e la guarigione, perlomeno dell'episodio, per la psicosi maniaco-depressiva. Questa dicotomia kraepeliana è tuttora operante all'interno della Psichiatria. L'osservazione di Kraepelin è stata resa possibile da tre dati:
1. l'enorme numero di pazienti che egli ha potuto osservare;
2. la possibilità di ricoveri prolungati che rendeva possibile fare catamnesi a lunga distanza;
3. l'assenza di qualsiasi ausilio terapeutico che faceva sì che il decorso della sindrome fosse "naturale".
Quindi possiamo dire che l'osservazione di Kraepelin, pur esatta sul piano clinico, era fortemente condizionata dalla particolare condizione di osservazione: forse l'osservazione naturalistica più spinta operata sul malato mentale.