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L'inquadramento nosografico dei disturbi psicosomatici

di Nicola Lalli

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Questa metodologia di osservazione, e quindi anche le conseguenti osservazioni, sono messe in crisi da vari autori fra i quali bisogna menzionare soprattutto E. Bleuler. Questi in parte sotto l'influsso della psicoanalisi, ma soprattutto pronto a cogliere i fermenti della Psichiatria emergente, propone una visione della demenza precoce completamente diversa, trasformandola così in schizofrenia. Il dato differenziale più importante rispetto a Kraepelin, è che la schizofrenia non è un fatto naturale, ma è un evento psicologico spesso drammatico, frutto di una scissione interna. Questa scissione insieme all'autismo, formano i sintomi primari: pertanto con Bleuler, il problema di sposta dall'osservazione "naturale" alla psicopatologia e pertanto il problema nosografico diventa meno importante. Successivamente con la scuola psicodinamica il problema della nosografia e quindi anche della diagnosi viene ripreso: infatti una accurata semeiologia è importante per definire e differenziare i pazienti analizzabili da quelli non analizzabili. Agli inizi degli anni '60, con la terapia psicofarmacologica la nosografia psichiatrica subisce una ulteriore modificazione. La diagnosi non è più una fine esercitazione semeiologica, come era diventata soprattutto con l'influsso della Psichiatria esistenziale, ma un fatto molto empirico. Si cerca di raggruppare i sintomi in base alla risposta agli psicofarmaci. Lo psicofarmaco potrebbe avere una funzione di rivelatore, funzione utilizzabile ai fini di formare raggruppamenti più omogenei, se conoscessimo con estrema esattezza i meccanismi d'azione dei vari psicofarmaci. Altrimenti si rischia di isolare come nuove, categorie ben conosciute, solo perché sembrano rispondere particolarmente ad uno psicofarmaco. Credo che l'esempio più eclatante, sia la sindrome da "Attacchi di panico" isolata e proposta come nuova, solo perché risponderebbe in maniera favorevole ad una particolare BDZ. Da questo terreno, basato sulla ricerca di correlazione tra psicofarmaci e sindromi, si è sviluppato il DSM-III e il successivo DSM-IV che dichiarandosi apertamente ateoretici e descrittivi, propongono un modello pragmatico che dovrebbe servire ad evidenziare e differenziare una sindrome dall'altra, 6 solo sulla base di un certo numero di sintomi principali. E con il DSM-III e il successivo DSM-IV, di cui riparleremo dopo, siamo giunti ai giorni nostri. A questo punto credo opportuno proporre quali dovrebbero essere i criteri principali per una corretta nosografia psichiatrica.