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Plasticità cerebrale e funzioni cognitive
di Antonio Godino tratto da Psychofenia – vol. VI, n. 9, 2003
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Le informazioni acquisite in memoria
contribuiscono in tal modo a trasformare le regole di ordinamento del pensiero, in altre parole introducono delle trasformazioni non solo fisiche e neuronali, come si osserva nell’analogia mnestica della
registrazione dei segnali nel calcolatore, ma anche strutturali e mentali.(Canestrari, Godino, 1994)
In altre parole, la logica funzionale del calcolatore tratta i dati secondo regole che non sono
influenzate dalla qualità e dal flusso dei dati stessi, il programma di lavoro del calcolatore è una “mente”
che non evolve né matura. Ciò resta sostanzialmente vero anche per i cosiddetti programmi di
“intelligenza artificiale”, programmi di simulazione al calcolatore di alcune funzioni ricostruttive tipiche
della mente umana. Questi programmi contengono delle regole di elaborazione dei dati di tipo dinamico,
tali cioè da poter implicare, a certe condizioni, un’assimilazione di dati in termini di ristrutturazione del
modo di procedere. Tali programmi, che possono essere utilizzati per la traduzione automatica, non
hanno, tuttavia, la plasticità della mente umana: essi non “maturano” né mutano di struttura logica ma
arricchiscono la propria capacità d’elaborazione all’interno di un insieme di regole e di opzioni già
configurate in partenza.
La logica funzionale del cervello presenta, al contrario, una evoluzione sia autoctona (dipendente da
processi maturativi biologici) che esoctona (dipendente dall’elaborazione ed assimilazione di informazioni
ed esperienze).
Nel corso dello sviluppo e del progredire dei processi che determinano e definiscono
l’invecchiamento il cervello modifica, insieme al livello del proprio funzionamento, anche la propria
architettura generale.
Si è poi visto che l’evoluzione dei circuiti neuronali e delle sinapsi nel corso della vita non è solo di
tipo additivo (in quanto ad ogni comunicazione interneuronale si associa la creazione di una nuova
sinapsi), ma anche selettivo e sottrattivo, come se una sorta di meccanismo di selezione naturale fosse
applicato alla popolazione od a frazioni della popolazione neuronale (Bouton, 1992).
Alcuni di questi meccanismi evolutivi sono legati ad una predeterminazione genetica (vale a dire che
i singoli neuroni, ma anche alcune strutture sub-cellulari come le sinapsi, possiedono una
predeterminazione della durata potenziale di vita, alla pari dell’organismo) ed altri sono in rapporto al
funzionamento di molecole di aderenza cellulare neuronale (Edelman et al. 1985).
Queste ultime, che sono di importanza certa ed ormai ben nota per quanto riguarda la spiegazione
del meccanismo di diffusione delle neoplasie, sono molto studiate anche per spiegare come si costituisce
l’architettura neuronale nell’embrione e nel feto e come, infine, essa si plasmi e continui a mutare,
incessantemente, nell’arco della vita.
Lo studio diacronico fisiologico del cervello richiede quindi l’esame combinato di diversi
meccanismi e fattori di trasformazione:
- l’effetto delle stimolazioni sulla struttura neuronale e sull’architettura delle connessioni;
- l’effetto del livello di attività neuro-endocrina sul trofismo cellulare;
- l’effetto di meccanismi “a tempo” determinati geneticamente;
- l’effetto locale di meccanismi degenerativi (AAVV, 1986; Levi-Montalcini R., 1976). In questa
sede non riteniamo di approfondire lo studio dei fattori genetici e biologico molecolari ma di
concentrare la nostra attenzione sui fattori di tipo psicologico ed esperenziale.