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Le tecniche dell'insegnamento gentile e della schermatura visiva nel controllo delle stereotipie
di J. Jordan - N.N. Singh - A.C. Repp
Tratto da Edizioni Erickson
pag. 10 di 26
Queste condizioni prevedevano:
a) Insegnamento gentile
La caratteristica dell’essere silenziosi (McGee et al., in corso di
stampa) venne selezionata come stimolo discriminativo di questa condizione
perché era considerata una delle caratteristiche più salienti tra
quelle che distinguono l’insegnamento gentile dalle altre in uso. Insegnare
silenziosamente e con pacatezza è stato definito da McGee et al., nel
modo seguente:
«L’utilizzazione del minimo di istruzioni verbali allo scopo di massimizzare il
potere della ricompensa verbale con il graduale ricorso a quantità maggiori
di linguaggio verbale via via che l’apprendimento rinforzato attecchisce. Ciò
richiede l’uso di modalità non verbali di comunicazione (gesti e segni) e un
insegnamento particolarmente pacato per facilitare le risposte corrette e
massimizzare il potere della ricompensa verbale».
Altre componenti rilevanti dell’insegnamento gentile, sostenute da McGee
et al., e utilizzate qui, erano:
1. cominciare la sessione con l’operatore che si avvicina al soggetto e
pronuncia una volta il suo nome;
2. guidare il soggetto a eseguire un compito utilizzando gesti e aiuti fisici;
3. parlare soltanto per lodare con entusiasmo l’adesione alle richieste e
le approssimazioni verso un buon comportamento sul compito;
4. ignorare la stereotipia in se stessa e invece ricondurre il soggetto sul
compito da eseguire.
Queste componenti caratterizzano adeguatamente l’insegnamento gentile
e corrispondevano alle procedure usate nelle videocassette sull’insegnamento
gentile (McGee, 1986). La differenza tra queste procedure e
quelle della fase 2 (l’insegnamento diretto su un compito) è la tecnica
dell’insegnare silenziosamente, giacché le altre sono le stesse della fase
precedente.
b) Schermatura visiva
Il cue discriminativo per questa condizione consisteva nell’esecuzione, da
parte dell’operatore che aveva il ruolo di osservatore, dei comportamenti
stereotipati caratteristici di quel soggetto mentre l’altro operatore diceva:
«Guarda, (nome), quando fai questo .................., io ti farò questo»,