Ambientazione
Vennero condotte tre sessioni al giorno in una stanza destinata alla
terapia (m. 7,6 x 3,8) adiacente alle sale in cui ciascun soggetto passava le
giornate. La stanza aveva un tappeto ed era ammobiliata con un grande
tavolo e comode sedie imbottite.
Le sessioni di trattamento venivano tenute tre volte la settimana per
David e Kevin, tra mezzogiorno e le due e mezzo del pomeriggio, mentre
quelle di Paul avevano luogo cinque volte la settimana e cominciavano alle
due e mezzo del pomeriggio. L’osservatore restava nella stanza per tutta la
sessione.
Per ogni soggetto furono scelti dei compiti funzionali e appropriati
all’età (Brown et al., 1979; Reid et al., 1985), che vennero mantenuti
costanti per l’intera durata dello studio. I compiti di David e Kevin erano
lisciare con la carta vetrata degli oggetti di legno e mettere insieme dei
cartoni per farne materiali da imballaggio. Oltre a questi, i compiti di Paul
erano incollare delle figure sulla carta e disegnare sulla carta con una penna
a sfera.
Definizioni dei comportamenti
Vennero registrate le stereotipie e alcuni comportamenti collaterali.
La stereotipia venne definita come un costante e ripetitivo comportamento
motorio, eccessivo o patologico nel grado, nella frequenza e/o nella durata
con cui si manifesta e privo di un significato adattivo apparente (Baumeister,
1978). I comportamenti stereotipati specificamente registrati furono raggruppati
nelle seguenti categorie:
a) mettere in bocca: mettere in bocca o succhiare mani, vestiti, tovaglie o
altri oggetti;
b) agitare le mani: sbattere le mani;
c) vocalizzazioni: ronzii, pernacchie, altri rumori;
d) oggetti: dare colpetti con le dita, roteare, rigirare fra le dita, o altre
manipolazioni ripetitive di oggetti;
e) corpo: manipolazione ripetitiva dei capelli, ficcarsi un dito in un orecchio,
darsi dei colpetti sulla testa;
f) altri: un vasto repertorio di altri atti stereotipati come ciondolare il capo,
sollevare ripetutamente lo sguardo dai materiali del compito verso
l’operatore con gli occhi spalancati, per poi rifissarlo sui materiali,
guardarsi le mani, guardare fisso nel vuoto e annusare con
insistenza.
I comportamenti collaterali comprendevano:
a) comportamenti problematici
1. essere fuori dal posto: stare in piedi, camminare o sdraiarsi quando
il soggetto avrebbe dovuto invece stare seduto al suo tavolo;
2. resistenza all’intervento: attacchi rivolti ai materiali (lacerare la
carta, dare pizzicotti, colpire, afferrare i capelli o il corpo di qualcuno,
spingere via l’operatore); autolesionismo (mordersi e colpirsi); urlare
e piagnucolare quando è il momento di lavorare;
b) comportamenti rivolti al compito
1. ogni attività diretta al completamento del compito, manipolazione
costruttiva dei materiali nella maniera indicata e senza assistenza da
parte dell’operatore;
2. esecuzione delle istruzioni impartite dall’operatore;
c) tentativi di apprendimento del compito
manipolazione attiva di materiali dove però sia ancora necessaria la
guida totale o parziale dell’operatore;
Home
- Articoli sull'Infanzia e l'Adolescenza
Le tecniche dell'insegnamento gentile e della schermatura visiva nel controllo delle stereotipie
di J. Jordan - N.N. Singh - A.C. Repp
Tratto da Edizioni Erickson
pag. 7 di 26