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L'adolescenza: crisi psicologica o psicopatologia?
di Nicola Lalli – Agostino Manzi - Romana Panieri, 2005
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Chiunque
passi dall'uno all'altro si trova perciò, da un punto di vista materiale magico- religioso, per un
periodo più o meno lungo, in una situazione particolare, nel senso che sta sospeso tra due
mondi. E' questa la situazione che designo col termine margine...” (ibidem, p.16).
La struttura dei riti di passaggio si articola in una specifica configurazione, che consiste in:
a) riti di separazione o preliminari, che hanno la funzione di agevolare il distacco
dell'individuo dalla situazione originaria;
b) riti di margine o liminari, che si caratterizzano per il collocare il soggetto in uno stato
di sospensione;
c) riti di aggregazione o postliminari, che facilitano l'introduzione dell'iniziato nel nuovo
gruppo, nel nuovo territorio, o nella nuova categoria sociale.
Appare perciò evidente, da quanto detto fino ad ora, l'importanza che l'autore conferisce
alla nozione centrale di margine.
“E' in effetti il margine” scrive Francesco Remotti nell'introduzione all'opera di Van Gennep
“ciò che elimina dal passaggio quell'immediatezza che provocherebbe turbamenti - secondo
Van Gennep - sia nella vita sociale sia nella vita individuale; è il margine che rallenta il
passaggio e vi introduce la gradualità tipica del rituale; è il margine, in altre parole, che
impedisce la coincidenza tra il movimento di separazione (da una situazione A) e il
movimento di aggregazione (a una situazione B): senza il margine, l'allontanamento da A
coinciderebbe con l'avvicinamento a B”.
Così, pur senza entrare nello specifico delle riflessioni di Van Gennep, possiamo evidenziare
che nelle varie pratiche che caratterizzano le diverse cerimonie di iniziazione si possono
rintracciare elementi che si richiamano allo schema tripartito sopra citato.
Per l'autore dunque vivere e crescere significa disaggregarsi e reintegrarsi di continuo, un
morire per poi rinascere, in cui la nuova identità necessita di una capacità di separazione da
quella precedente.
Tale formulazione dunque ben si adatta al faticoso processo di trasformazione che
l'adolescente compie, nel passaggio dal mondo dell'infanzia al mondo degli adulti.