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L'adolescenza: crisi psicologica o psicopatologia?

di Nicola Lalli – Agostino Manzi - Romana Panieri, 2005

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2. Cultura e adolescenza Non è possibile in questa sede soffermarsi sul complesso rapporto tra cultura, psicologia e psicopatologia e su quanto la cultura possa o meno determinare la psicopatologia. Sicuramente non è accettabile la posizione di T. Nathan che asserisce che: “la cultura non è un abito, ma il fondamento strutturante e strutturale dello psichismo umano”. Data la complessità del problema, è necessario proporre due quesiti di fondo: uno metodologico e l'altro storico-culturale. Sul piano metodologico dobbiamo tenere presente che quando parliamo della "nostra" cultura (occidentale, tecnologica, ecc.) ne parliamo come di un insieme coeso ed omogeneo. Nulla di più falso: questa visione è applicabile a culture altamente omogenee ed in genere geograficamente delimitate; ma non è applicabile ad una cultura come la nostra, in continua trasformazione e che, nei fatti, è già multietnica e multiculturale e quindi variegata e complessa. Sul piano storico-culturale non è assolutamente accettabile ritenere che sia la cultura a creare la fase peculiare definita “adolescenza”. La convergenza, come accennato sopra, di fattori psicologici e biologici, può evitare simili estremismi banali e falsificanti. L’adolescenza è sempre esistita; la cultura tuttavia può esercitare su questa fase un peso rilevante in senso patoplastico: la cultura può favorire, opporsi o negare questa importante fase dello sviluppo. Anche perchè l’adolescenza non risveglia solo conflitti intrapsichici, ma anche generazionali. L’accesso dell’adolescente nel mondo degli adulti, crea sicuramente conflittualità e competizioni più o meno manifeste. Una corretta lettura del mito di Edipo e del conflitto edipico può essere collegata proprio a questa fase del ciclo vitale.