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L'adolescenza: crisi psicologica o psicopatologia?
di Nicola Lalli – Agostino Manzi - Romana Panieri, 2005
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2.1.1. Mircea Eliade e i riti di iniziazione
L'autore così si esprime al proposito: “S'intende generalmente per iniziazione un insieme di
riti e di insegnamenti orali, il cui scopo è la modificazione radicale dello statuto religioso e
sociale del soggetto da iniziare. Filosoficamente parlando, l'iniziazione equivale ad una
mutazione ontologica del regime esistenziale. Al termine delle prove il neofita gode di
un'esistenza diversa dalla precedente: é diventato un altro” (Eliade, M., La nascita mistica.
Riti e simboli di iniziazione, 1958, pp. 9-10).
Eliade afferma che nella vita religiosa dell'uomo è possibile solo l'esperienza mediata del
soprannaturale.
In questo modo è possibile cogliere l'importanza che rivestono il simbolo, il mito e il rito.
E' il simbolo, infatti, che svela all'uomo dimensioni altrimenti non percepibili a livello
dell'esperienza immediata, e che lo conduce alla partecipazione al sacro.
Per ciò che riguarda il mito, inoltre, esso consiste in una storia sacra che spiega le origini e
attraverso la quale l'uomo attribuisce un significato alla propria vita.
Il rito, infine, ha un ruolo essenziale negli sforzi compiuti dall'uomo per realizzare l'unione con
il sacro, consentendogli di fare riferimento ad un archetipo che conferisce senso alla sua vita
e efficacia alle sue azioni.
Per comprendere la concezione di Eliade del rito è importante capire a fondo la sua
definizione di archetipo come modello esemplare.
Eliade dà infatti un significato ad archetipo diverso da quello attribuitogli da Jung, che
concepisce gli archetipi come forze attive, come strutture dell'inconscio collettivo.