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L'adolescenza: crisi psicologica o psicopatologia?

di Nicola Lalli – Agostino Manzi - Romana Panieri, 2005

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2.2.2. La teoria di Van Gennep: i riti di passaggio ed il concetto di margine Diversi i contenuti su cui si sofferma l'altro autore che abbiamo scelto di considerare. Ricordiamo brevemente che per Van Gennep la società umana è assimilabile a uno spazio delimitato all'esterno da linee di confine e organizzato all'interno in un certo numero di comparti, secondo linee precise di divisione. Società per Van Gennep vuol dire dunque divisione. Per sopravvivere ogni società deve soddisfare due criteri fondamentali: la coesione interna e la continuità temporale del gruppo; la classificazione degli individui in relazione alla struttura sociale è il modo con cui si cerca di garantire coesione e continuità. Classificare e quindi predisporre categorie e gruppi, significa produrre legami di natura particolare tra individui. Ogni classificazione dunque è allo stesso tempo un fattore di solidarietà e un fattore di divisione: si divide verso l'esterno per creare solidarietà all'interno. Ogni società deve sapersi destreggiare a trovare il giusto equilibrio tra la tendenza alla divisione e tendenza alla coesione. L'organizzazione generale della società è frutto di questo equilibrio. Dunque appare chiaramente l'immagine di società propria di questo autore, solcata da divisioni più o meno profonde e organizzata secondo spazi interni in cui gli individui si aggregano e tra i quali si muovono. “E' il fatto stesso di vivere che rende necessario il passaggio successivo da una società speciale a un'altra, e da una situazione sociale a un'altra, cosicché la vita dell'individuo si svolge in una successione di tappe nelle quali il termine finale e l'inizio costituiscono degli insiemi dello stesso ordine: nascita, pubertà sociale, matrimonio, paternità, progressione di classe, specializzazione di occupazione, morte. A ciascuno di questi insiemi corrispondono cerimonie il cui fine è identico: far passare l'individuo da una situazione determinata a un'altra anch'essa determinata” (Van Gennep, A., I riti di passaggio, 1909, p.5). Da questo Van Gennep trae la nozione più importante nella struttura dei riti di passaggio, quella di margine, di una zona cioè di confine, una soglia delimitata più o meno chiaramente, una zona di nessuno, neutra, che divide i due spazi attraverso i quali avviene il passaggio. Così Van Gennep dice al proposito: “...I due territori occupati sono sacri per coloro che vivono nella zona, ma d'altra parte la zona è sacra per gli abitanti dei due territori.