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Lo scarabocchio: un'attività della mente.

di Rocco Quaglia

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D’altronde, il bambino è immerso in una realtà che si muove e fa rumore, e, nell’attività grafica, possiamo notare l’interesse del bambino per le proprietà dinamiche degli oggetti attraverso l’uso dello scarabocchio onomatopeico. Si tratta di un qualunque tracciato la cui caratteristica è di essere accompagnato, durante la sua esecuzione, da un'espressione onomatopeica. Stefano (1a,6m) ha sempre avuto una predilezione per tutti i tipi di veicoli, in particolare per i motocicli, e quando ne vedeva uno lo segnalava con il caratteristico rumore “brm, brm”. Ripeteva tale rumore quando giocava con i vari modellini e, infine, riprodusse questo rumore mentre eseguiva i suoi scarabocchi (Quaglia, Saglione, 1976). In tali occasioni, gli piaceva disegnare una linea che si snodava sul pavimento e percorreva tutte le stanze dell’alloggio. Alla domanda cosa stesse disegnando, ripeteva di aver disegnato la “bibì”, termine con il quale indicava indifferentemente motocicli e automobili. Quando riuscimmo a costringerlo ad utilizzare i fogli, produsse il disegno della figura 10: una linea che, non potendosi estendere all’infinito, si aggroviglia in un gomitolo di “vie”. Fig. 10- Disegno del motociclo Pur non producendo un disegno figurativo, Stefano stava immaginando nel suo “disegno” un oggetto in movimento. Certo, graficamente lo scarabocchio onomatopeico non presenta al¬cuna caratteristica che possa qualificarlo come un disegno vero e proprio, eppure è a tutti gli effetti un disegno se lo si valuta con riferimento all'intento rap¬presentativo del bambino. Non è più sostenibile l’ipotesi che gli scarabocchi siano una semplice espressione motoria, e neppure è sostenibile l’idea che senza schemi figurativi non sia possibile alcuna forma di rappre¬sentazione grafica. Con lo scarabocchio onomatopeico il bambino conclude una tappa molto importante del suo sviluppo grafico: la linea che si muove, producendo una fantasia del bambino, assume progressivamente la forma degli oggetti cui si riferisce (Quaglia, Saglione, 1976). Ora, nella misura in cui gli oggetti del mondo prendono forma sul foglio, perdono la loro velocità reale, simboleggiata dal movimento della linea; tuttavia, acquistano velocità nel mondo della fan¬tasia. In altre parole, la linea simboleggia visibilmente le azioni che gli oggetti immaginati compiono; nel disegno schematico, sono gli oggetti raffigurati a testimoniare le azioni che tali oggetti compiono solo più in fantasia.