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- Articoli sull'Infanzia e l'Adolescenza
Lo scarabocchio: un'attività della mente.
di Rocco Quaglia
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3. La linea come contorno A partire dallo scarabocchio onomatopeico gli sca¬rabocchi sembrano progressivamente svilupparsi attorno ad un “em¬brione di schema” o “nucleo grafico fondamentale” (Quaglia, Saglione, 1976). Difficile è dire cosa motivi il bambino ad abbandonare la linea del¬lo scarabocchio per adottare la “linea del disegno”: una linea, questa, che diviene gradualmente contorno. Gli stati emotivi del disegnatore, mediante l'acquisizione dello schema figurativo, prendono forma negli oggetti dei loro disegni: oggetti amati oppure temuti. Secondo Kellogg (1969) sono le istituzioni prescolastiche e scola¬stiche a imporre la riproduzione di oggetti della realtà, e ciò determinerebbe la fine la disegno infantile e l'inizio di un’attività grafica non più in linea con le esi¬genze espressive del bambino. Secondo Luquet, invece, il bambino arriverebbe casualmente a co¬gliere, tra le caotiche linee della sua produzione, delle analogie con gli oggetti reali. Scrive infatti: “Ma viene un giorno in cui il fanciullo nota un'analogia d'aspetto, più o meno vaga, fra uno dei suoi tracciati e qual¬che oggetto reale; egli lo considera allora come una rappresentazione dell'oggetto” (Luquet, 1969, p. 129). Non distante da Luquet è la posizione di Freeman (1980), secondo cui il bambino arriverebbe spontaneamente a riprodurre la realtà, in quanto sola motivazione a disegnare sarebbe per il bambino la produzione di rappresentazioni grafiche o pittoriche. La maggior parte degli studiosi ritiene, infatti, che il bambino sia naturalmente portato a disegnare simboli che abbiano come riferimento le esperienze soprattutto visive (Arnheim, 1954; Selfe, 1983), e che quindi non si possa parlare di vero disegno se non a cominciare dalla produzione di schemi figurativi ben identificabili con gli oggetti della realtà (Malchiodi, 1998; Thomas e Silk, 1990). In realtà, come si è cercato di dimostrare, non è l’intento rappresentativo a favorire la nascita del disegno figurativo, ma il graduale passaggio dalle proprietà dinamiche degli oggetti alle loro qualità
formali.