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Lo scarabocchio: un'attività della mente.

di Rocco Quaglia

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È il carattere sincretico della percezione primitiva che viene meno, e il solo movimento diventa insufficiente per continuare il “dialogo” con gli oggetti. Il bambino che cerchi o trovi analogie tra il suo prodotto grafico e oggetti della realtà rivela un nuovo livello evolutivo della sua organizzazione mentale, e non un fortuito e accidentale evento. Il piccolo Stefano cominciò gradualmente a rappresentare due scarabocchi collegati da una linea (fig.11) e questo testimoniò la nascita in lui di una nuova consapevolezza circa le proprietà dell’oggetto fantasticato, cioè il motociclo. Dopo una serie di disegni sempre più articolati e ricchi di accessori è giunto ad eseguire un primo disegno in cui è ben visibile lo schema primitivo del motociclo (fig.12). In esso compaiono le ruote, le luci di posizione, il manubrio, il cavalletto, la staffa (fig.13) (Quaglia, Saglione, 1976). Fig. 11- Fig. 12- Fig. 13- È mia opinione che il bambino abbandoni spon¬taneamente lo scarabocchio, rappresentazione motoria degli oggetti, a favore di schemi figurativi, che meglio soddisfano le sue nuove esigenze, non relative al bisogno di rappresentare la realtà, ma di rendere “vera” la realtà. Lo scarabocchio è equiparabile ad una sorta di monologo grafico, che accompagna e rafforza l’immaginazione del bambino; la sua funzione è simile quella del linguaggio egocentrico. D’altronde è possibile notare importanti trasformazioni concomitanti e nello sviluppo del disegno, e in quello del linguaggio (Fonzi, 1968). È possibile individuare tra i 4 e i 6 anni di età un’importante riorganizzazione sia del sistema linguistico, che consente al bambino una maggiore efficacia comunicativa (Camaioni, 1978), sia del sistema grafico, con la comparsa degli schemi figurativi (Malchiodi, 1998). In entrambi i casi, per le mutate caratteristiche intellettuali del bambino, si assiste all’emergere di comportamenti sempre più adeguati alla comprensione di chi deve ricevere il messaggio, sia verbale, sia grafico. Lo scarabocchio in quanto movimento rappresenta l’azione, il verbo; ora, con il disegno figurativo, è come se il bambino inserisse nel suo discorso grafico il soggetto dell’azione. Tuttavia gli aspetti o elementi dinamici degli oggetti non scompaiono, ma è la loro presenza a rendere gli oggetti dotati di una funzione. In tutto il periodo figurativo del disegno infantile, il movimento è rappresentato mediante una particolare prospettiva denominata drammatica. La forma o rappresentazione drammatica di un oggetto è quella che suggerisce l’azione che soggetto e oggetto possono compiere. Il bambino non vuole comunicare “informazioni strutturali degli oggetti” (Freeman, 1980), secondo una rappresentazione definita canonica (Hochberg 1978), ma è impegnato a dare un senso al suo disegno. Così, la casa sarebbe rappresentata frontalmente, non per fornire all’osservatore il maggior numero di informazioni strutturali, ma perché l’elemento “porta” suggerirebbe al disegnatore l’azione dell’entrare e dell’uscire. In un esperimento si è mostrato a bambini dai sei agli otto anni il disegno di una casa in una visione frontale, ma senza la porta. La risposta dei bambini fu che quel disegno non poteva raffigurare la casa, perché non si poteva entrare o uscire. All’obiezione dell’osservatore che poteva trattarsi del retro della casa, fu risposto che era una prigione, dove non si poteva né entrare, né uscire (Longobardi et al., 2001).