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L’osservazione del bambino in ambito educativo e psicoterapeutico

di Leonardo Angelini

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osservazioni, quelle di carattere psicoanalitico. 3. L'osservazione psicoanalitica fra oggettivismo e soggettivismo. Anche la psicoanalisi, dicevamo, a causa delle sue origini a metà strada fra scientismo ed ermeneutica, riproduce fin dall'inizio al proprio interno un filone oggettivista che nelle sue ali più estreme non è molto lontano dall'approccio scientista. Così nel campo della psicoanalisi infantile è possibile riscontrare da una parte un filone che parte da Anna Freud e dall'analisi delle difese per giungere soprattutto con la "psicologia dell'Io" di Hartmann, a sottovalutare la voce dell'Es ed ad incentrare tutta l'analisi sui sistemi di funzionamento delle funzioni autonome dell'Io, e quindi, in ultima istanza, sui meccanismi dell'adattamento. Dall'altra un secondo filone che ha il suo caposaldo in Melania Klein e nella scuola inglese che, come dice Cramer, ha come "ideale dell'Io epistemologico" l'approccio metaforico, con tutti i limiti che nell'approccio metaforico sono impliciti: primo fra tutti il fatto che l'ambito in cui nasce la metafora è sempre dentro l'osservatore e perciò, come ha ampiamente dimostrato Egle Becchi, potenziale portatore sempre di una inerzia e di una pigrizia interpretativa che finisce con il definire l'altro in base alla parola del proprio "domi". E ancora: da una parte, cioè da parte degli oggettivisti, nel concetto di autonomia di funzione, come dice Cramer, è possibile riscontrare una implicita tendenza alla reificazione, all'oggettivazione ed alla separazione fra oggetto e soggetto "poiché il concetto di autonomia di funzione rinforza l'aspetto di variabile indipendente delle varie funzioni" e la definizione di un' area aconflittuale che semplicemente non esiste. Ma ciò comporta una attenzione minore "verso tutto il problema del fantasma inconscio". Ciò che viene osservato è "quasi esclusivamente" la struttura dell'Io. Ma questa analisi - che come è dimostrato dalla stessa modalità visiva dell'osservazione, è un'analisi più della forma che del contenuto (Cramer) - finisce con il "mettere fuori centro" il soggetto. E' perciò che i rischi insiti nell'approccio oggettivista non sono solo la ricaduta nel vizio scientista di pigrizia e di "geocentrismo" adulto, ma soprattutto l'apparentamento con la teoria sistemica della complessità. Nell'una come nell'altro approccio infatti il soggetto scompare come istanza autonoma ed unitaria (Barcellona) per divenire o la sommatoria di vari sottoinsiemi in equilibrio dinamico, o un elemento sub-sistemico di un complesso più vasto la cui ragione ugualmente sfugge al soggetto. Dalla parte dei soggettivisti vi è però il rischio opposto di un interpretazione del mondo (infantile) in base ad una apparato metaforico che apparentemente implica uno sforzo interpretativo, ma che in effetti è ugualmente impregnato di un vizio di pigrizia nel processo di decentramento che l'approccio intuizionista-interpretrativo comporta.