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L’osservazione del bambino in ambito educativo e psicoterapeutico
di Leonardo Angelini
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Ma ciò che mi preme sottolineare qui è la meccanicità e lo scarso impegno sul piano
interpretativo che Ariés mostra di avere in proposito. Ad una domanda dei suoi interlocutori
che cercano di sapere a che cosa Ariés attribuisca tali oscillazioni, lo studioso francese
risponde:
"Non ho spiegazioni disponibili e mi guarderei bene dal proporne: forse è passato il tempo delle
grandi spiegazioni generali. Constato correlazioni, alcune puntuali, altre più generali. Ad
esempio, mi sembra che esista una correlazione fra il sentimento dell'infanzia, ed il ruolo della
scuola, vale a dire della cultura scritta" (Ponthalis e Gantheret, pag. 6). Ebbene certamente vi
è in questa risposta di Ariés un esempio della sua capacità di cogliere degli elementi di
correlazione fra eventi a prima vista disparati e che poi, grazie all'impianto strutturale di
lettura da lui usato, vanno ad agglomerarsi in costellazioni di per sé significative e molto utili
per la comprensione della genesi e dello sviluppo di fenomeni quali "il sentimento moderno
dell'infanzia" (Ariès) (1) Ciò si rivela molto utile sia come inventario di manovre sull'infanzia, di
immagini dell'infanzia in una determinata epoca storica, sia come lettura, interpretazione del
significato che in quell'epoca l'infanzia assume per gli adulti. Ciò che non convince è l'insieme
delle correlazioni fra quelle considerazioni fatte su quel periodo storico, di fronte all'emergere
di quell'infanzia e di quegli osservatori dell'infanzia e le considerazioni più generali sugli stessi
argomenti.
Ariés cioè non sembra rendersi conto che il processo di emersione dell'infanzia si ripropone in
ogni società ed in ogni cultura poiché cambiano le basi materiali e spirituali che producono le
infanzie. E soprattutto Ariés non sembra esser cosciente del fatto che ciò che prima è stato da
me definito come movimento di rotazione, e cioè di passaggio dell'infanzia da zone d'ombra a
zone in piena luce, e viceversa, in effetti, in prima approssimazione, non è altro che la rappresentazione
del profondo senso di ambivalenza con cui le varie società affrontano l'alteritàinfanzia,
ma più precisamente va inquadrato in una analisi più puntuale delle correlazioni, ma
anche delle discrasie con cui sul piano storico concreto tale ambivalenza viene elaborata,
società per società, cultura per cultura. Come direbbe Devereux ogni società ha un proprio
"carattere etnico" che varia da cultura a cultura, e anche nel dispiegarsi storico di ogni cultura.
Connesso ad ogni carattere etnico vi è un "inconscio etnico", inteso come l'insieme "di tutto ciò
che, in conformità alle esigenze fondamentali della sua cultura, ogni generazione impara a
rimuovere e che, a sua volta, costringe poi la generazione successiva a rimuovere.