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Stile d’attaccamento e percorsi di sviluppo

di Alessandra Pace

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hanno verso i propri amici, il contare più su di loro che su se stessi (Bartholomew, Horowitz, 1995). Vivono il rapporto d'amore con molta ansia e lo considerano come un legame che implica necessariamente dipendenza e possessività (Bartholomew, Horowitz, 1995; Collins, Read, 1995; Feeney, Noller, 1995; Hazan, Shaver, 1987).

4. L’attaccamento di tipo D
a. Caratteristiche e genesi dell’attaccamento di tipo D
I bambini con attaccamento di tipo D (Liotti, Pallini, 1990), presentano delle reazioni piuttosto strane alla separazione e alla riunione con la figura d’attaccamento. Il loro non è un quarto modello di comportamento, che si aggiunge alla tipologia B, A e C. Questi bambini, infatti, hanno delle reazioni molto diverse tra loro, che sono tuttavia accomunate dal fatto di essere disorientate e/o disorganizzate (Ainsworth, Eichberg, 1995). Per esempio, possono reagire alla separazione con vocalizzi indefinibili, che sembrano una forma confusa e abortita di protesta; quando la figura d’attaccamento ritorna, possono andarle incontro con la testa voltata da un’altra parte, oppure con lo sguardo assente o fisso, come se fossero in trance, sospesi tra il senso di sicurezza derivante dalla sua presenza e l’attesa di una nuova sua scomparsa, oppure come se tentassero di evitare qualcosa di terribile e di molto doloroso (Liotti, Pallini, 1990).

Le figure d’attaccamento dei bambini di tipo D rispondono in modo incoerente e confondente alle loro richieste di protezione e affetto: ad esempio, possono mostrare, con la mimica facciale, dolore e paura di fronte al pianto. E’ possibile ipotizzare, secondo Liotti e Tombolini (1993), che queste persone interagiscano col bambino mentre la loro mente è assorbita dai ricordi di un trauma irrisolto (abusi sessuali, violenze, lutti non elaborati) o dal tentativo di evitarli. Il loro mondo interiore li spaventa ancora e le reazioni che ne derivano allarmano, a loro volta, il bambino. Molto spesso queste figure tendono ad invertire la normale reazione d’attaccamento: si aspettano cura e protezione dal bambino, invece di essere loro a dargliene. Non sono in grado di comprendere realmente che il piccolo non è in grado di prendersi cura di un adulto, e che è proprio il bambino ad avere bisogno di cure e protezione (Liotti, 1991). Mayseless (1996) spiega questa inversione dei ruoli d’attaccamento, suggerendo che queste persone non abbiano soddisfatto i propri bisogni d’attaccamento infantile, proprio a causa di quelle vicende traumatiche che ancora non sono riusciti a superare. Per questo richiedono accudimento da parte del bambino. Il bambino sviluppa così (Liotti, 1995) un’immagine di sé come vittima, persecutore o salvatore incompetente del genitore.
b. L’attaccamento di tipo D nell’infanzia: verifiche empiriche Liotti e Pallini (1990) riportano alcuni studi che evidenziano come a 6