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La sindrome da alienazione genitoriale

di Guglielmo Gullotta

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- preoccupazioni volte a tutelare, senza una ragione specifica, un genitore rispetto all'altro; - ricerca di informazioni sul genitore bersaglio e/o considerazione delle informazioni sul genitore programmatore come segrete, da non divulgare; - partigianeria a favore del nuovo compagno del genitore rispetto all'altro genitore biologico; - presenza di razzismo familiare ("Noi siamo i Rossi, brava gente; i Bianchi invece sono dei buoni a nulla e prepotenti"; "Così è tuo padre e così è tuo nonno"); - ritenere che un genitore sia soltanto vittima e l'altro soltanto colpevole o responsabile con una visione manichea e senza sfumature. 4. Fattori facilitanti lo sviluppo della sindrome La diagnosi è complicata dal fatto che l'alienazione genitoriale può avvenire anche in assenza di un programma consapevole da parte del genitore che se ne avvantaggia. Inoltre le strategie che possono essere messe in opera per indottrinare e istigare il figlio contro l'altro genitore possono essere dirette e indirette : entrambe ruotano attorno ad un tema principale ("Tuo padre ci ha fatto mancare il sostegno economico") con ramificazioni e ampliamenti generalizzanti ("È un buono a nulla come suo padre"), ma non sono spesso immediatamente riconoscibili. Delle strategie dirette è più facile trovare traccia perché possono essere scoperte vagliando in filigrana il comportamento del figlio che ricalca le opinioni di un genitore a danno dell'altro in assenza di assorbimento delle ragioni espresse da quest'ultimo. In alcuni casi è poi possibile scoprire con quali minacce, promesse, premi si è guadagnata l'opinione del figlio. Le tecniche indirette, invece, incidono più sottilmente sull'opinione e sul comportamento dei figli. Esse di solito consistono nel far leva sulle emozioni del bambino, sul suo senso di lealtà. Stratagemmi di questo tipo possono essere di varia natura e la letteratura psicosociale è piena di indicazioni su tecniche più o meno esplicite di influenza interpersonale (Gulotta, 1995; 1989). Proviamo ad elencarne qualcuna (oltre a quelle indicate nella tabella): - raccontare aneddoti in cui l'altro genitore è perdente o ridicolo ("Ti ricordi quando tua madre è stata bocciata all'esame per la patente?"); - esagerare il proprio ruolo quale educatore sfumando quello dell'altro genitore ("Ti ricordi che io ti ho messo al mondo, allattata, curata, vestita, nutrita… mentre tuo padre lavorava tutto il giorno e stava con te solo la sera?"); soddisfare i desideri del figlio che l'altro limita o disapprova ("Se tua madre non vuole portarti allo stadio lo farò io");