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L'emergere dell'identità di adolescenti nelle discussioni in classe
di Francesco Arcidiacono e Maria Cristina Pigotti
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Per tutti questi motivi
sarebbe più opportuno pensare all’adolescenza come ad un periodo di evoluzione
psicologica compreso tra l’infanzia e l’età adulta anziché come una fascia d’età
nettamente identificabile. Bisogna inoltre aggiungere che in effetti non è neanche possibile
descrivere un modello universale dell’adolescenza, visto che nell’ottica della psicologia
dello sviluppo non è possibile limitarsi ad un’unica definizione di tale periodo, in quanto le
sue caratteristiche variano in funzione di differenti fattori come l’epoca storica, lo status
economico, il sesso e l’appartenenza socio-culturale (Arcidiacono, 2000). Per inquadrare
storicamente l’adolescenza bisogna risalire al primo lavoro sistematico di Hall (1904), che
ha descritto tale periodo come un semplice corrispettivo psicologico della pubertà,
caratterizzato da stress e conflitti nel corso del quale dominerebbero l’instabilità, l’impeto e
la contraddittorietà. Già negli anni ’50 e ’60 nuovi studi, anche di matrice psicoanalitica,
cominciarono a tener conto delle strutture ambientali e sociali che caratterizzano
l’adolescenza: un esempio sono le teorizzazioni di Erikson (1968), nelle quali le fasi dello
sviluppo psicosessuale coincidevano con momenti centrali del processo di socializzazione.
In tal senso dunque si è delineato il quadro secondo cui successivamente, come fa notare
Ardone (1999), “la crescente consapevolezza circa la complessità dei processi che
caratterizzano l’adolescenza ha favorito dalla fine degli anni sessanta ad oggi approcci
sempre più orientati in senso ecologico e modelli di spiegazione che, adottando, una
prospettiva interdisciplinare, cercano di cogliere lo sviluppo dell’individuo-adolescente
tenendo conto delle relazioni che stabilisce con il suo contesto sociale”.