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Lo stato preoccupante delle tecniche proiettive per l'età evolutiva in Italia

di Patrizio E. Tressoldi, Claudia Barilani e Luigi Pedrabissi

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con un coefficiente per tutte le tavole di K = .54 (ognuno statisticamente significativo). L’accordo intergiudice dopo quattro settimane, calcolato per ogni protocollo e per ogni tavola, aveva un range da K = .71 a K = .87, con una valore complessivo di K = .79 per tutte le tavole. Proseguendo e perfezionando il Need Threat Scoring System, Schachter (1999) ha proposto un metodo di scoring assistito dal computer che è risultato essere affidabile per la valutazione intergiudice con un valore di .95, un’attendibilità ben più rilevante rispetto allo scoring manuale. In conclusione si può affermare che per quanto riguarda l’affidabilità (intergiudice, test-retest) questo reattivo ha valori soddisfacenti e piuttosto alti. Validità Se per l’attendibilità ci sono abbastanza studi con risultati interessanti, non si può dire lo stesso per quanto riguarda la validità. Uno fra i pochi studi è quello di Rothney e Heiman (1953), i quali hanno concluso che questo test proiettivo risulta essere il più utile per l’intervistatore perché lo aiuta ad ottenere un maggior numero di informazioni rispetto ad altri reattivi. Anche Walton (1959) ha trovato risultati positivi che sostengono una buona validità predittiva del CAT, correlandolo con un questionario per rilevare il nevroticismo. Dati normativi I dati normativi più aggiornati per l’età scolare sono quelli forniti da Mazzeschi, Caneva e Cesari (1998), anche se il campione è decisamente piccolo in quanto composto da 20 alunni per ogni classe dalla prima alla quinta elementare. Analisi della letteratura Nella banca dati Mental Measurements Yearbook è stato possibile reperire due commenti sulla versione del 1991 a cura rispettivamente di Howard M. Knoff e Robert C. Reinehr. Entrambi gli autori sottolineano la quasi assoluta mancanza di dati psicometrici sia per quanto riguarda l’attendibilità (tra giudici, test-retest) che per la validità. I pochi riferimenti in merito, si riferiscono a ricerche non empiriche e a resoconti di casi singoli (Knoff, 1993; Knoff, Batsche e Carlyon, 1993). Anche per quanto riguarda lo scoring, viene sottolineata la carenza di istruzioni esplicite ed oggettive, che, associate alla mancanza di riferimenti normativi per quanto riguarda le risposte raccolte (in base all’età, alla padronanza linguistica, ecc.) rende questo strumento non consigliabile per un uso clinico.
Commento
Anche se per questo strumento è possibile ottenere misure di attendibilità soddisfacenti, risultano molto deficitari i dati sulla validità. Questo elemento, associato alla scarsità di dati normativi, ne consiglierebbe l’uso solo per indagini esplorative e non per un utilizzo clinico o forense. 7. Considerazioni generali Le tecniche proiettive qui presentate forniscono informazioni aggiuntive e affidabili rispetto ad altre procedure di raccolta dati? La tabella 1 fornisce una sintesi delle problematiche da noi rilevate. A nostro avviso, se l’utilizzo vuole essere di tipo nomotetico per ricavare delle misure differenziali su un continuum normalità-patologia o per la individuazione di informazioni caratteristiche di una certa condizione psicologica, la risposta a questa domanda dovrebbe essere negativa, proprio perché per i diversi strumenti esaminati non ci sono sufficienti evidenze che permettano di utilizzarli con sicurezza in ambito clinico e forense. Dobbiamo quindi abbandonarli e sostituirli con altre procedure, quali il colloquio clinico, le interviste più o meno strutturate, o i questionari? Allo stato attuale delle evidenze empiriche questa sembra essere una scelta obbligata. Tuttavia, per gli strumenti le cui misure di attendibilità sono soddisfacenti, qualora di essi si voglia fare un uso semplicemente idiografico, per cui quanto osservato e ricavato da essi ha solo un valore fenomenico, senza alcuna pretesa di generalizzazione, possano fornire informazioni utili per arricchire la conoscenza del soggetto, in particolare per stimolare la curiosità del clinico a capire attraverso successivi approfondimenti, perché il soggetto risponde in un certo modo.