Home - Articoli sul Costruttivismo

Il costruttivismo e le sue radici

di Ernst von Glasersfeld

pag. 11 di 15
L’Attività Costruttrice Un'altra componente da considerare è la premessa che i concetti e le combinazioni concettuali che adoperiamo per "maneggiare" il mondo della nostra esperienza, cioè il mondo in cui viviamo, siano il risultato della nostra attività costruttiva. Il primo cenno ad una specifica costruzione di questo genere lo trovai nell'opera di Juan Caramuel, architetto, matematico e filosofo del seicento, rimasto oscuro benché sia stato il primo a sviluppare la matematica binaria in occidente (17). Caramuel parla esplicitamente di operazioni della mente e spiega fra l'altro: "L'intelletto dunque 'fa' i numeri non li 'trova'; considera diverse cose come distinte ciascuna in sé, e come intenzionalmente unite dal pensiero." All'inizio del settecento il trattato "De antiquissima Italorum sapientia" di Giambattista Vico fu il primo manifesto del costruttivismo (18). Invece della separazione fra la conoscenza strumentale della scienza e quella "vera" e assoluta della religione, egli oppose le costruzioni razionali alla sapienza poetica: l'una costruita più o meno consapevolmente, l'altra frutto dell'intuizione e non direttamente accessibile alla ragione. Benché l'opera di Vico sia enormemente ramificata, è la prima a tentare l'analisi specifica di alcuni concetti. Il suo approccio è rivoluzionario perché ribalta il problema tradizionale dell'epistemologia. Invece di chiedere come la mente possa ottenere la conoscenza "vera" di oggetti gia esistenti, si chiede che cosa la mente debba fare per avere dei "fatti" (19). Non ci sorprenda il fatto che la reazione a questo cambiamento dell'atteggiamento epistemologico fosse assai violenta. L'anonimo critico del Giornale dei Letterati d'Italia (1711) obiettò soprattutto che l'esposizione vichiana non avrebbe fornito la prova della sua verità (20).