trasposizione scritta di alcune riflessioni nate dopo un seminario tenuto da Vittorio Guidano nel 1991 a Follonica
Ho imparato da Vittorio Guidano molte delle cose che so e faccio in una psicoterapia.
Non credo sia possibile rendere in una esposizione teorica, come quella che lui ci ha qui presentato, tutta l'originalità e la ricchezza conoscitiva con cui procede la relazione terapeutica, la continua produzione di immagini, sensazioni, emozioni, ed il loro graduale combinarsi e ricombinarsi, come gli elementi di un “puzzle", fino a ricostruire il “significato personale” dell'individuo. Ed evidenziare la profondità del modello teorico, che parte dai livelli e dai limiti cui sono arrivati i modelli cognitivisti più recenti e quelli psicodinamici sviluppati da Bowlby, e che riesce ad integrare in una sintesi originale le conoscenze derivanti dalle moderne discipline dei "sistemi complessi".
Per chi, come me, lavora nei Servizi psichiatrici e viene ogni giorno a contatto con "sistemi umani problematici" scompensati acutamente o cronicamente, è aperta una strada, quella della curiosità conoscitiva, del cercare una spiegazione del fenomeno osservato. In un contesto che può diventare, proprio per la quantità, l'eterogeneità, la gravità delle situazioni cliniche osservabili, un laboratorio ove è possibile una interazione e una riflessione feconda.
Gli operatori che lavorano nei Servizi con questa tensione e attenzione conoscitiva possono verificare e validare quei modelli psicoterapeutici che nascono da teorie sviluppate in contesti di osservazione diversi. In questo senso sono stati sperimentati nei Servizi modelli attenti agli aspetti relazionali (familiare-sistemico), sociali (socio-psichiatrici, antropologici) , intra-psichici (fenomenologico esistenziale, psicodinamico, cognitivista); essi hanno fornito importanti contributi alle teorie e alle tecniche utilizzabili nelle situazioni più gravi.
Ma la difficoltà di fornire una visione esplicativa del funzionamento di un sistema individuale è dimostrata dalla facilità con cui poi nelle descrizioni del caso clinico si ricorre a modelli descrittivi come quelli della nosografia (DSM, ICD).
Il modello cognitivista sistemico proposto da Vittorio Guidano si caratterizza per l'attenzione alla soggettività, alle emozioni, alla relazione, nella direzione già tracciata da alcune di queste scuole. La strada seguita è quella di dare una spiegazione del funzionamento di un'organizzazione di conoscenza individuale, mettendosi in una prospettiva auto-referenziale e ontologica, cioè di vedere le cose dal punto di vista della persona che le sperimenta, lavorando sull’interrelazione tra esperienza immediata ed esperienza riflessiva, tra emozioni e conoscenza, in una visione evolutiva che considera lo sviluppo della persona come un processo soggetto a crisi, nella sua interazione con persone affettivamente significative.
Vorrei qui tracciare alcune riflessioni che la conoscenza e l'utilizzo di questo modello mi hanno stimolato nel confronto con situazioni cliniche gravi afferenti ai Servizi pubblici.
1) Vedere lo scompenso psicotico come una modalità conoscitiva auto-referenziale che permette all'individuo di mantenere un senso di sè, una coerenza interna di fronte alle perturbazioni affettive che si provano nel ciclo di vita, vuoi dire uscire dalla rigidità nosografica con cui si considerano le categorie il normalità - nevrosi - psicosi.
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Psicoterapia Cognitiva Sistemica, Psicosi e Servizio Pubblico
di Gianni Cutulo
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