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Il costruttivismo e le sue radici

di Ernst von Glasersfeld

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La Rinuncia all'Ontologia In fine Piaget, sulla base dei suoi studi di biologia, arrivò a considerare le attività intellettuali come utensili dell'adattamento. Come mi sforzò d'illustrare altrove (25), è difficile indovinare fino a che punto egli stesso abbia rinunciato al nesso conoscitivo con una realtà indipendente dall'organismo costruttore. In ogni caso ritengo che le sue analisi delle prime costruzioni concettuali del bambino siano un contributo per ora indispensabile al costruttivismo, perché mettono in luce le condizioni fenomenologiche dell’attività costruttrice. Come gia accennato, è dificilissimo sottrarsi al modo di pensare di una tradizione millenaria instillata in tutti noi sin dalla nascita. Fa parte della tradizione l'abitudine di concludere che, qualora un concetto, un azione, una strategia ci porti al fine desiderato, questo successo debba rivelarci un aspetto di una realtà indipendente. Non è facile sopprimere questa abitudine. Nella prospettiva costruttivista, però, una tale nesso è necessariamente illusorio. Visto da questa posizione radicale, qualsiasi successo dell'agire o del pensare non è altro che un riflesso del fatto che, dato il mondo esperienziale costruito, il particolare modo di agire o pensare risulta possibile. Ciò comporta che per il costruttivista non c'è mai una sola strada che superi un ostacolo. (Inoltre si può sempre cercare un altro punto di vista dal quale l'ostacolo scompare.). Vorrei perciò terminare questi cenni storici con un ammonimento. Nella riunione per celebrare l'ottantesimo compleanno di Piaget, Léo Apostel disse: "Bisogna sempre applicare un sistema anche al sistema stesso" (26). Applicare i risultati del costruttivismo al costruttivismo stesso, vuol dire soprattutto rendersi conto e rimanere consapevoli del fatto che si ha a che fare con costruzioni che possono dimostrarsi più o meno coerenti, sostenibili, viabili. Ma non possono mai costituire la descrizione o spiegazione di una realtà ontologica.