1.5.1 La relazione terapeutica
La relazione terapeutica (Guidano, Liotti, 1983, 119-129) ha lo scopo di
cambiare quegli aspetti della conoscenza di sé del paziente, che creano una
inutile sofferenza. Questa relazione diventa, allora, simile ad una ricerca o ad
un dibattito scientifico, svolto su un piano collaborativo.
Il cambiamento cognitivo deve avvenire durante un processo che vede il
terapeuta impegnato su due fronti. Egli deve innanzitutto rispettare il più a
lungo possibile l’identità personale del paziente. Allo stesso tempo non deve
confermare i suoi assunti patogeni di base. Per far ciò il terapeuta ha la
necessità di conoscere l’organizzazione cognitiva che soggiace alla sindrome
patologica. Ciò coincide in gran parte con la conoscenza degli stili devianti di
attaccamento.
Questi stili possono essere riconosciuti dal terapeuta attraverso l’analisi di
come il paziente costruisce le sue relazioni, compresa la relazione terapeutica.
A partire da queste constatazioni, il terapeuta può ricostruire i modelli
rappresentativi dell’attaccamento e della separazione, aprendo la strada alla
loro ristrutturazione. Affinché questo avvenga egli deve rappresentare per il
paziente una base sicura da cui partire per esplorare le aree sconosciute, di cui
il paziente ha paura. Solo in una tale atmosfera il paziente è in grado di
conoscere e di mettere in discussione i suoi assunti.
1.5.2 La strategia terapeutica
La strategia terapeutica (Guidano, Liotti, 1983, 131-141) parte dal
presupposto che il comportamento sintomatico del paziente sia il risultato del
tentativo che egli fa di mantenere inalterata la sua organizzazione di
conoscenza nell’interazione con un ambiente in continuo cambiamento.
Affrontare il comportamento sintomatico implica, perciò, la conoscenza
dell’organizzazione conoscitiva del paziente.
Questa conoscenza viene realizzata con una procedura d’assessment mirata
a indagare le strutture cognitive costruite dalla persona nel corso del suo
sviluppo. Queste strutture sono analizzate sia nella loro relazione reciproca
sia in prospettiva temporale. L’analisi delle loro interrelazioni è importante al
fine di individuare il ruolo che esse hanno all’interno di quell’ipotetico
programma di ricerca che è il sistema conoscitivo individuale. L’analisi
temporale degli schemi, invece, consente di conoscere in quale fase dello
sviluppo cognitivo-affettivo si sono formate.
Il paziente, attraverso questa procedura di ricostruzione, acquista una
progressiva consapevolezza di come egli ha costruito le sue strutture
conoscitive. Scopre che queste strutture sono il risultato di esperienze del
passato, definite e contestualizzate.
Home
- Articoli sul Costruttivismo
Il modello evolutivo strutturalista di Vittorio Guidano e Giovanni Liotti
di Alessandra Pace
pag. 23 di 37