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Il significato personale

di Barbara Marzioni

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La caratteristica essenziale dell’organizzazione di significato personale DAP è un senso di sé vago ed indefinito. Per far fronte a questo problema i soggetti DAP utilizzano due criteri: uno esterno ed uno interno. La ricerca di un riferimento (criterio) esterno, come ad esempio la ricerca di approvazione da parte di una persona significativa dal punto di vista affettivo, l’uniformarsi ad uno standard considerato appropriato ed approvato socialmente, il sintonizzarsi sulle aspettative dell’altro, il perfezionismo, sono finalizzati a prevenire possibili disconferme da parte degli altri; nel contempo temendo il giudizio altrui divengono loro stessi critici verso il mondo che li circonda, come a dire: ‘ti sminuisco io prima che tu possa farmi del male’. Ogni disconferma esterna può ripercuotersi sul senso di identità personale aumentando il senso di inadeguatezza e vacuità del Sé.

Riferirsi sempre e comunque ad un criterio esterno per garantirsi una immagine di sé sufficientemente accettabile presenta pone queste persone di fronte a molte difficoltà. Innanzitutto quella di non sentirsi sufficientemente adeguati nel soddisfare le aspettative altrui, oppure quella di sentirsi traditi, delusi od intrusi da delle aspettative esagerate. Nella ricerca di un punto di equilibrio interno che tuteli da questi pericoli, le persone con questa organizzazione spesso assumono comportamenti caratterizzati da chiusura e rifiuto ad esporre idee e convinzioni personali agli altri, anche ricorrendo frequentemente alla menzogna.

I soggetti DAP, anche quelli che nella loro vita non presenteranno uno scompenso clinico, generalmente si percepiscono come un ‘bluff’, dato che cercano fortemente di dare un’immagine positiva di sé all’esterno ma in realtà, avendo una sensazione molto vaga di sé, sentono di non essere in realtà come appaiono agli altri. Dal punto di vista del sistema di attaccamento sin dalle prime fasi di interazione della diade madre-bambino emerge una difficoltà di sincronizzazione reciproca tra le due figure. Le madri di soggetti DAP sono molto centrate sull’autocontrollo risultando poco disponibili a sintonizzarsi sui bisogni emotivi del figlio; ciò non significa che queste donne siano poco presenti nella vita dei loro figli, bensì che la loro presenza deriva più da un bisogno di sentirsi madri appropriate al giudizio esterno che da un piacere personale nell’accudimento.

Il bambino all’interno della diade regola il riconoscimento dei propri stati interni in relazione alle risposte materne mediate dall’affettività; ne segue che di fronte ad una presenza costante che però viene percepita come inattenta e desincronizzata ai propri bisogni il bambino sviluppa un senso di sé vago ed indefinito, vivendo in modo indifferenziato anche i propri stati psicofisiologici. “Si stabilisce un rapporto di reciprocità in cui il bambino genera incertezza nei genitori e l’incertezza dei genitori provoca turbolenza e confusione nel tentativo di organizzazione della conoscenza del bambino stesso” (Reda, 1986).