Il bambino, in tali condizioni, sviluppa un senso profondo di inaffidabilità nel riconoscere e decodificare i propri stati interni, in questa incertezza sentirà di poter provare e pensare solo ciò che è accettato all’interno del rapporto di attaccamento vissuto come particolarmente coinvolgente. In questo stato di confusione sui propri segnali interni il bambino trova difficile demarcare il proprio sé dalle altre persone che gli sono vicino, provando un profondo senso di incompetenza ed inattendibilità personale.
Un modo per far fronte a questo senso di vuoto e vaghezza del Sé è ‘guardare’ alla figura di attaccamento, e con lo sviluppo agli ‘altri’ significativi, focalizzandosi su punti di riferimento esterni che gli consentano di mantenere un’ immagine del Sé congruente e stabile nel tempo. “In un contesto relazionale in cui è preclusa ogni possibilità di esprimere apertamente emozioni e opinioni autonome e definite, le strategie parentali di controllo consistono nel ridefinire costantemente le sensazioni e le emozioni del bambino (…), fino a quando egli non è in grado di avvertirle ed esprimerle in modo consono ai canoni familiari” (Guidano, 1988).
Tutta la famiglia è coinvolta nel mantenimento di un equilibrio interno basato sulla formalità esteriore e sul controllo reciproco: questi tipi di famiglie sono state definite invischiate (Minuchin, Rosman e Baker, 1978). I modelli di attaccamento invischianti impediscono al bambino di organizzare e percepire autonomamente le proprie emozioni e sensazioni, lasciandogli durante l’infanzia una scarsa demarcazione tra il senso di sé e le rappresentazioni interne dei genitori. Questi genitori generalmente parlano dei loro figli, fino alla fase preadolescenziale, come dei bambini perfetti, una descrizione spesso in contrasto con i ricordi di soggetti DAP che ne caratterizzatano frustrazioni ed infelicità.
Tutto questo avviene fino a quando, in genere con la fase adolescenziale, i ragazzi DAP relativizzano l’immagine dei genitori percepita fino ad allora assoluta e perfetta, elemento esterno a cui riferirsi per mantenere un livello accettabile di autostima, provando un profondo senso di delusione. Con l’adolescenza l’Io si struttura seguendo un andamento oscillante tra il bisogno di riferirsi all’esterno per riconoscere i propri stati interni, percependosi come incompetente nel mettere a fuoco la propria individualità, ed il sentire la parte più definita e stabile di Sé corrispondente ad un senso di inattendibilità personale.
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Il significato personale
di Barbara Marzioni
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