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Psicoterapia cognitiva sistemico-processuale e ciclo di vita individuale

di Vittorio Guidano
si ringrazia il dott. G. Cutolo per la concessione del materiale

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Esso va visto dal punto di vista progettuale, cioè dal punto di vista di come l'individuo si ordina e si organizza il mondo, una dimensione da percorrere entro la quale sviluppare la sua direzionalità. Da che dipende il significato personale e come si autoregola? Questo è l'elemento essenziale da vedere nel ciclo di vita. Intanto dobbiamo dire che uno degli aspetti caratteristici dell'esperienza umana che vengono ormai riportati da tutti gli etologi e antropologi di nuovo stampo, probabilmente dovuta anche all'emergenza del linguaggio, è che gli umani sono stati sempre, fin da quando comparsi, degli incessanti cercatori e creatori di significato. Anche qui ci sarebbe un lungo discorso da fare: l'emergenza del linguaggio ha rotto la fondamentale armonia animale-natura: sappiamo che per vari milioni di anni, quando siamo stati cacciatori e raccoglitori, seguivamo i branchi di selvaggina, le semenze ed i frutti, avevamo un rapporto con la natura che non era dissimile da quello che avevano gli altri animali. Non dico fosse un rapporto di totale armonia nel senso bucolico del termine, ma era un rapporto inscindibile con la natura. E' con il linguaggio, con l'emergenza dell'agricoltura, che comincia ad esserci un rapporto di maggior distacco e distanziamento, la stessa agricoltura presuppone che ci sia un rapporto distaccato dalla realtà, significa fare piani per lo meno per sei mesi. Per un cacciatore o un raccoglitore questo era impensabile, per loro importava ciò che era mangiabile ora e subito; mentre per un contadino significava lavorare, zappare e forse raccogliere dopo sei mesi, è già tutto un altro tipo di rapporto. Ciò ha creato degli aspetti specifici della coscienza umana, una coscienza di maggior individuazione, la coscienza della peribilità e della morte che si accompagna al linguaggio. Il significato è sostanzialmente trovare delle motivazioni, delle giustificazioni, delle spiegazioni rispetto a quella che sembrava essere la peribilità della vita e soprattutto la consapevolezza della morte. Comunque le uniche possibilità di trovare un modo di configurarsi una realtà che renda legittimo il doversi confrontare con la peribilità e con la morte, risiedono in quello che è il contesto umano di sviluppo: gli umani vivono in una realtà intersoggettiva in cui è possibile riconoscersi solo gli uni in rapporto agli altri. Quindi la matrice da cui era possibile ricavare le tonalità emotive con cui costruire "significati personali', era la matrice delle tonalità emotive che appartenevano ad un mondo intersoggettivo, ad un mondo in cui primeggiavano aspetti come l'attaccamento, il distacco, la solidarietà, quindi tutte le emozioni legate all'interpersonalità, all'affettività, alla coesione di gruppo. Non è un caso che le 8, 9, 10, tonalità emotive di base presenti nel patrimonio genetico, che gli esseri umani esperiscono, definite da tempo dagli psicologi evolutivi, appartengono sostanzialmente al repertorio del continuum attaccamento-distacco. Tutte queste emozioni, (paura, rabbia, vergogna), sono oggi viste come tonalità che modulano questo continuum fra avvicinamento e allontanamento da figure significative, in quella che è una rete di rapporti interpersonali, intersoggettivi, come l'esperienza umana. Quindi per prima cosa il significato personale può essere soltanto il prodotto di una combinazione o ricombinazione di queste 8, 10 tonalità emotive. In questo senso è assai probabile che l'organizzazione base di significato personale di un individuo, cioè il modo in cui è possibile classificare il significato personale, non è molto esteso, varierà fra un minimo di quattro e un massimo di sei, sicuramente non può arrivare, secondo me, neanche alla decina perché è un conto che si fa rapidamente, se si studiano le configurazioni che possono risultare adattative.