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Psicoterapia cognitiva sistemico-processuale e ciclo di vita individuale
di Vittorio Guidano
si ringrazia il dott. G. Cutolo per la concessione del materiale
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Voglio dire che, se le modalità di auto-inganno sono eccessive, nel senso di eccessivamente intense e rigide, si arriva ad una esperienza limite, cioè che gran parte dell'esperienza immediata di sé, il signore non riesce a spiegarsela, la vive come estranea: di qui nascono i disturbi psico-patologici. La radice principale dei disturbi psico-patologici è questa: le capacità di mantenimento di un livello di autostima accettabile sono talmente stereotipe e rigide, che portano a dei procedimenti di auto-inganno i quali devono proprio tagliare intere fette dell'esperienza immediata; e queste "fette", rimanendo completamente fuori del controllo di una persona, vengono percepite come cose estranee, turbanti.
Ma non va nemmeno meglio il fenomeno di una persona che ha modalità di auto-inganno poco sviluppate, poco intense, e troppo flessibili. Cioè se uno per esempio si auto-inganna poco e cambia continuamente punto di vista, riesce meno ad effettuare certe manipolazioni. Qui succedono altri danni perché per esempio affiorano alla coscienza molti più dati di esperienza immediata di quanto sarebbe necessario, sia per il contesto in cui l'individuo sta operando, sia per la fase di vita che l'individuo sta attraversando.
Questo implica che la conoscenza, come qualsiasi altra cosa, ha uno sviluppo graduale, ma questa gradualità corrisponde a un "timing" che fa parte proprio della crescita dell'organismo.
Non è che di certe cose è un bene "in sè" esserne consapevoli, per alcune cose è bene esserne consapevoli in alcune fasi di vita, in certi contesti di vita; delle stesse cose, esserne consapevoli in una fase di vita adolescenziale, ad esempio, può produrre una emergenza di dati, di emozioni perturbanti che non hanno niente a che fare con il contesto con cui il ragazzo è alle prese.
L'ultimo cenno che volevo fare è che, tra tutti questi ingredienti, l'esperienza immediata di sè, l'immagine cosciente di sè, l'autostima (che è il rapporto fra le prime due) deve essere mantenuta a livelli accettabili. In questo senso i meccanismi di autoinganno, di manipolazione di dati (ovvero di esclusione, non registrazione, trasposizione di dati) sono veri e propri meccanismi di procedure cognitive che si svolgono lungo l'intero ciclo di vita individuale.
Volevo anche accennare che la vita adulta oggi è vista in maniera un pò diversa dalla visione tradizionale, ove appariva come una sorta di "plateau" stabile, in cui una volta raggiunto tutto lo sviluppo emotivo e cognitivo in modo adeguato, l'individuo stabiliva una specie di equilibrio ottimale con l'ambiente e lo manteneva fino alla fine. Oggi la vita adulta è vista più "a scalini ", è un processo di crescita e di sviluppo che per certi versi è analogo a quello degli stati maturativi, solo che è regolato da altri fattori e comunque è uno sviluppo che procede non in modo lineare, ma a scatti come dicono gli evoluzionisti "alla Gould ": a momenti di apparente tranquillità seguono momenti tumultuosi in cui piccoli eventi danno luogo a grosse riorganizzazioni del senso e del significato del sè.
I fattori che più contribuiscono ad innescare questi periodi critici di trasformazione dell'età adulta, sono sicuramente due: primo, l'andamento dei legami affettivi di base dell'individuo. Intendo dire che ogni individuo vive in una specie di network, di rete di rapporti affettivi significativi.. L'andamento di questi, nel senso di formazione, mantenimento, rottura o crisi, è sicuramente uno dei settori che determina le emozioni più perturbanti, in grado di mettere in discussione un assetto già raggiunto e quindi avviare un processo di riorganizzazione. Altri fattori possono essere le modificazioni interne del proprio senso del tempo soggettivo: nell'avanzare del ciclo di vita cambia continuamente il senso di passato, presente e futuro. Questo produce delle notevoli crisi personali che portano alla riorganizzazione del senso di sè e del senso della realtà. E' intuitivo che il senso del passato, presente e futuro che può averci un adolescente, è completamente diverso dal senso di passato, presente, futuro che può averci uno dopo la media età. Per uno in prima giovinezza il passato è proprio così piccolo che nemmeno si vede e il futuro è un'autostrada infinita, per uno nella “middle life" è diverso, il passato è un pezzo consistente che ha dietro e il futuro è molto più breve, tanto che il problema della middle life è avvertire il passato che si è presentificato.