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Psicoterapia cognitiva sistemico-processuale e ciclo di vita individuale

di Vittorio Guidano
si ringrazia il dott. G. Cutolo per la concessione del materiale

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Doveva essere una discussione pacata e filosofica ma spesso diventava un litigio furibondo. Mi ricordo che ho passato una settimana, tanti anni fa, da Beck al centro di Filadelfia e mentre passavo attraverso gli studi sembrava in certi momenti di stare al mercato, c'erano contemporaneamente cinque coppie terapisti-pazienti che stavano litigando. In sostanza verso la fine degli anni ottanta anche in psicologia (dico “anche” perché le scienze sociali sono state veramente le ultime nel "clan" scientifico) è appunto venuta meno, è entrata in crisi, l'epistemologia empirista. Questo era già successo in tutte le altre scienze molto prima. La non esistenza di una realtà univoca per tutti e il fatto che le nostre percezioni di realtà non corrispondessero a fotografie oggettive della realtà, i fisici lo avevano già scoperto agli inizi del secolo, basti pensare alla relatività di Einstein, o alla meccanica quantistica degli anni venti. Questo poi in un secondo momento è arrivato anche in biologia, in chimica, in fisica, e arriva adesso nelle scienze sociali; c'è stato un confluire di molte discipline: etologia, teoria dei sistemi, lo studio della nascita delle organizzazioni spontanee, l'epistemologia evolutiva, tutta una serie di scienze che hanno anche nel nostro campo, contribuito ad operare questo cambiamento di fondo. Il cambiamento di fondo riguarda le concezioni di realtà, dell’essere umano, che cos'è il mondo in cui viviamo: per un osservatore che sta in quella realtà, cambiamenti abbastanza grossi e radicali. Per guanto riguarda la realtà non è più intesa come ordine univoco, valido per tutti in cui sia già contenuto il senso delle cose: la realtà è vista come un fluire continuo, multidirezionale e a più livelli, di processi che sono in continuo svolgimento, lungo una direzione che per noi è percepibile sempre dalla posizione in cui li osserviamo. In questo fluire continuo, a livelli che poi sono irriducibili fra loro, un osservatore perde quella funzione privilegiata che aveva sempre avuto fin dall'epoca di Bacone, e in tutto l'empirismo. Allora il semplice fatto dell'osservazione diretta, empirica, corrispondeva ad un pezzettino di verità, e quindi poteva essere presa in considerazione in quanto tale. In questo fluire multiplo di processi, l'osservatore introduce un ordine che prima non c'era, è agli occhi dell'osservatore che in questo fluire alcuni processi appaiono simili e altri dissimili, è al suo occhio che appariranno certe regolarità e certe discontinuità. Quello che sembra sempre più evidente è che in questa concezione di realtà (Maturana dice di non usare più la parola "universum" che esprime molto bene la concezione della realtà empirista, la realtà come unica per tutti e propone di usare al suo posto il nome "multiversa"; una realtà, dove ci sono molti universi possibili, tanti quanti sono gli osservatori che possono vederla) in questa realtà multiversa appunto non è possibile fare una distinzione dettagliata tra osservato ed osservatore, nel senso che tutto ciò che è osservato ci da in prima misura delle informazioni essenziali sulle caratteristiche strutturali dell'osservatore più che su questa realtà che egli intende vedere.